Il ruolo delle CER nel raggiungimento degli obiettivi climatici europei

obiettivi climatici europei

L’Unione Europea ha fissato obiettivi climatici ambiziosi: riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e neutralità climatica entro il 2050.
Raggiungere questi traguardi non è soltanto una questione tecnologica o industriale, ma una trasformazione culturale e sociale che coinvolge cittadini, imprese e istituzioni locali.
In questo scenario, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) emergono come uno degli strumenti più efficaci e concreti per tradurre la transizione ecologica in azione quotidiana.

A fine marzo 2024, con la piena entrata in vigore del Decreto CER del MASE e l’avvio degli incentivi GSE, l’Italia si allinea finalmente agli altri Paesi europei nel promuovere la partecipazione diretta dei cittadini alla produzione e alla gestione dell’energia pulita.
Ma il ruolo delle CER non si limita a generare energia verde: esse rappresentano un nuovo paradigma di governance energetica, in cui l’autonomia locale e la collaborazione diventano motori del cambiamento.


Dalla Direttiva RED II al Green Deal europeo

Il punto di partenza di questa rivoluzione è la Direttiva europea RED II (2018/2001/UE), che ha riconosciuto per la prima volta il diritto dei cittadini e delle comunità locali di produrre, consumare, immagazzinare e vendere energia da fonti rinnovabili.
L’obiettivo era chiaro: rendere la transizione energetica inclusiva, riducendo la dipendenza dai grandi operatori e valorizzando la dimensione territoriale.

Con il Green Deal europeo del 2019 e il pacchetto “Fit for 55” approvato nel 2021, le CER assumono un ruolo strategico nell’architettura climatica dell’Unione.
Esse contribuiscono infatti a tre pilastri fondamentali della strategia UE:

  1. Decarbonizzazione: aumento della quota di energia rinnovabile nel mix energetico;

  2. Efficienza energetica: riduzione dei consumi e ottimizzazione della produzione locale;

  3. Democratizzazione dell’energia: coinvolgimento diretto dei cittadini nei processi di produzione e governance.

La Commissione europea considera oggi le comunità energetiche un elemento chiave per decentralizzare il sistema energetico e accelerare la diffusione delle rinnovabili, soprattutto a livello locale.


CER e transizione energetica: un modello di prossimità

Il valore delle CER risiede nella loro prossimità territoriale.
A differenza delle grandi centrali o dei progetti industriali, una comunità energetica nasce dal basso, su scala locale, e coinvolge direttamente cittadini, imprese, enti pubblici e associazioni.
In altre parole, è energia di comunità, prodotta e gestita da chi la utilizza.

Questo approccio ha un duplice effetto:
da un lato riduce le perdite di rete e le emissioni associate al trasporto dell’energia, dall’altro crea valore economico che resta sul territorio.
Ogni euro investito in una CER genera infatti ricadute locali sotto forma di risparmi energetici, nuovi posti di lavoro, sviluppo delle competenze e reinvestimento degli utili in progetti ambientali o sociali.

Le CER rappresentano dunque una risposta concreta alla domanda di energia sostenibile, accessibile e partecipata, in linea con la visione del Green Deal: un’Europa climaticamente neutra, ma anche più giusta e coesa.

E l’Italia? Come si colloca e quali sono i suoi impegni rispetto a questi obiettivi?