CER e transizione energetica: il ruolo delle comunità locali nel 2024

CER e transizione energetica

Negli ultimi anni, il concetto di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) è passato da iniziativa sperimentale a pilastro concreto della transizione energetica italiana ed europea. Il 2024 rappresenta un anno cruciale: tra l’entrata in vigore del Decreto CER attuativo del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), l’apertura dei bandi PNRR dedicati e una crescente consapevolezza dei cittadini, il ruolo delle comunità locali nell’energia sostenibile sta cambiando in modo profondo e strutturale.


1. Un nuovo quadro normativo: il 2024 come anno di svolta

Dopo oltre due anni di attesa, il Decreto del MASE del 23 gennaio 2024 ha finalmente definito in modo chiaro il perimetro normativo per la creazione e il funzionamento delle CER in Italia.
Il decreto recepisce pienamente la Direttiva europea RED II, consentendo finalmente alle comunità locali di produrre, condividere e consumare energia rinnovabile in modo collettivo, all’interno di un raggio di fino a 2 MW di potenza per singolo impianto e connessione alla stessa cabina primaria.

Le principali novità introdotte dal decreto includono:

  • Tariffe incentivanti fino a 110 €/MWh per l’energia condivisa, con durata ventennale;
  • Contributi a fondo perduto fino al 40% per impianti realizzati nei comuni con meno di 5.000 abitanti, finanziati dal PNRR (Missione 2, Componente 2, Investimento 1.2);
  • Maggiore chiarezza sui ruoli dei soggetti partecipanti, che possono essere cittadini, PMI, enti pubblici e del terzo settore;
  • La possibilità di utilizzare impianti esistenti o nuovi connessi alla rete di bassa tensione.

Queste misure, attese da tempo, offrono finalmente certezza regolatoria e incentivi economici tali da rendere le CER non solo sostenibili dal punto di vista ambientale, ma anche vantaggiose economicamente.


2. Le comunità locali come protagoniste della transizione

Il vero punto di forza delle CER non risiede solo nella produzione di energia pulita, ma nella centralità delle persone e delle comunità locali.
Il modello CER rompe lo schema tradizionale della generazione energetica centralizzata e lo sostituisce con un approccio distribuito, partecipativo e cooperativo.

Le comunità locali diventano così micro-poli energetici capaci di:

  • Produrre energia rinnovabile in loco;
  • Condividerla tra membri riducendo i costi delle bollette;
  • Reinvestire i benefici economici sul territorio;
  • Contrastare la povertà energetica attraverso meccanismi di solidarietà interna.

Molti comuni italiani – specialmente nelle aree interne e nei piccoli centri – stanno cogliendo questa opportunità come strumento di rigenerazione economica e sociale.
Esempi come la CER di Magliano Alpi in Piemonte o i progetti pilota di Biccari (FG) e Ferla (SR) dimostrano come la collaborazione tra amministrazioni locali, cittadini e imprese possa generare un circolo virtuoso di innovazione, inclusione e sostenibilità.


3. CER e PNRR: un’occasione da non perdere

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) destina 2,2 miliardi di euro al sostegno delle comunità energetiche, con un obiettivo dichiarato di costruire almeno 2.000 MW di nuova potenza rinnovabile condivisa entro il 2026.
I bandi pubblici, gestiti dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici), sono ufficialmente aperti dal febbraio 2024, e prevedono una procedura digitalizzata per la presentazione dei progetti.

Il finanziamento copre fino al 40% dell’investimento, ma solo per impianti situati nei comuni sotto i 5.000 abitanti: un criterio pensato per favorire la coesione territoriale e contrastare lo spopolamento delle aree rurali.
Le grandi città, invece, potranno contare sugli incentivi in tariffa e sulla crescente competitività dell’autoconsumo collettivo.

Questa combinazione di fondi pubblici e incentivi a lungo termine rende il 2024 un anno d’oro per l’avvio delle CER: mai prima d’ora il quadro economico e regolatorio era stato così favorevole.